1967, il rugby arriva a Ragusa

A Ragusa, nel 1967, lo sport più seguito è il calcio. L’Unione Sportiva Ragusa è appena arrivata terza nel girone F del campionato di serie D vinto quell’anno dai campani dell’Internapoli. E poi c’è la pallacanestro. La squadra locale, la Virtus, disputa il torneo di serie B al termine del quale viene retrocessa in serie C.

In quegli anni, in città, gli impianti sportivi sostanzialmente sono due: l’Enal di via Archimede (l’attuale “Giovanni Biazzo”), un campo allora in terra battuta nel quale si allenava e giocava l’U.S. Ragusa, e il campo di pallacanestro di Villa Margherita, conosciuto come il campo del Washington, dal nome di una pista da ballo nata sul posto nella prima metà degli anni cinquanta.

Quando, nel giugno del 1967, Franco Pintaldi si presenta al campo Enal con un pallone ovale in mano, i primi a provare l’esperienza di giocare con un pallone che non sia rotondo sono Ciccio Tumino, Gino Scrofani e Mimmo Arezzo.

Giorno dopo giorno altri ragazzi si uniscono ai tre pionieri e gli “allenamenti” vanno avanti per tutta l’estate. Nel giro di tre mesi l’organico è completo. Di quel periodo non c’è però traccia sui giornali, Ragusa ignora ciò che sta accadendo.

Solo il 13 ottobre, sulla cronaca locale del quotidiano La Sicilia, c’è un trafiletto di appena ventuno righe dal titolo “Il gioco del rugby sarà propagandato nella nostra città?” nel quale si annuncia che quella sera, alle 20, nei locali del CONI provinciale, si sarebbe tenuta “una riunione nel corso della quale verranno esaminati i problemi del rugby”. Propaganda e problemi: erano quelli, evidentemente, le due questioni. Bisognava far uscire da quella sorta di clandestinità in cui era vissuto fino a quel momento il gioco della palla ovale e per farlo si incontravano, nella sede più “ufficiale” che si potesse scegliere, un dirigente del Comitato Olimpico, il dott. Angelo Campo, e “l’allenatore federale dott. Pintaldi (il quale) ha in animo di propagandare il rugby nella nostra città e ha già «iniziato» un nutrito gruppo di ragazzi ai segreti della palla ovale”. Il trafiletto si chiude con un appello: “Alla riunione di questa sera sono invitati tutti gli sportivi interessati all’iniziativa, nonché quanti hanno interesse a praticare il rugby”.

Non sappiamo cosa si siano detti in quella riunione, ma su La Sicilia del 20 ottobre, nella pagina ragusana dedicata ai giovani e allo sport, appare un lungo articolo dal titolo “Pintaldi e i suoi… fratelli rugbisti preparano l’esordio nella C regionale”. L’anonimo giornalista, nel suo pezzo, dapprima dipinge un ritratto di Franco Pintaldi, definendolo “leggermente sfrontato, capelli neri ed ordinati, impeccabile, misurato nelle espressioni, non tradisce, anche al tavolo di lavoro d’ufficio, la sua indole vulcanica di sportivo militante, di innamorato del rugby”, poi ci dice che, “al campo Enal, due volte alla settimana, si svolgono gli allenamenti e che sono sempre più frequentati”. Infine si annuncia l’imminente costituzione di una società rugbistica anche nel capoluogo ibleo, primo passo per l’iscrizione al campionato regionale di serie C.

“All’inizio non mi interessano i risultati, – dichiara Pintaldi – interessa invece che i giovani si avvicinino al rugby, che i ragazzi pratichino dello sport e vedano altre squadre giocare. Poi, superate le difficoltà dell’inizio, vedrà che verranno anche i risultati”.

Gli allenamenti, sempre di pomeriggio (manca del tutto l’illuminazione), si tengono due volte a settimana al campo Enal. Lo spazio è condiviso con il Ragusa Calcio. Pintaldi gioca e allena, e pretende da tutti rispetto, puntualità e correttezza.

La società A.S. Rugby Ragusa viene costituita nei giorni seguenti e Nannino Rollo, un imprenditore ragusano che opera nel settore dei trasporti, viene eletto presidente. Nessun giornale però ne parla. La notizia viene pubblicata solo sabato 25 novembre (meglio tardi che mai?), sempre nella pagina dedicata ai giovani e allo sport ragusano. Il titolo è “Superata ogni perplessità si è costituita l’A.S. Rugby Ragusa”. Vi si legge che “ad opera di un gruppo di super-appassionati […] è sorta, proprio in questi giorni, l’A.S. Rugby Ragusa” e che, superate le questioni economiche (“Quanto sarebbe venuto a costare il campionato di C? Circa mezzo milione. E dove reperire tale somma?”), si è passati alle nomine: Nannino Rollo, come già detto, presidente e Franco Pintaldi, allenatore. Quest’ultimo, il «vecio» lo definisce l’autore dell’articolo, anticipa che il campionato “prenderà il via nella prima decade di novembre”, che quattro saranno le squadre partecipanti (“le due di Catania, Cus e Amatori, una di Messina, oltre alla nostra squadra che sicuramente sarà la più giovane, essendo composta da ragazzi che non hanno superato i venti anni”), che la squadra ragusana non ha programmi ben definiti (“dopo le prime giornate potremo accorgerci effettivamente della forza di una squadra che promette abbastanza bene”), che le partite casalinghe saranno giocate al campo Enal e che sono “circa venti gli elementi che attualmente seguono gli allenamenti ma io sono sicuro che ne verranno degli altri e quindi, dal punto di vista numerico non dovremmo trovarci nei guai”.

La prima partita (semi)ufficiale i ragazzi di Pintaldi la giocano lunedì 6 novembre con una selezione dell’Amatori Catania. Il giorno prima La Sicilia aveva annunciato “Domani pomeriggio, alle ore 15, allo stadio Enal di via Archimede si disputerà una gara amichevole di rugby fra il quindici dell’Amatori Catania, militante in serie B, e il giovanile quindici del «Rugby Ragusa» che, come già abbiamo avuto modo di dire, prenderà parte al prossimo campionato regionale di serie C. Vivissima è l’attesa per questa presentazione ufficiale della compagine iblea allenata da Franco Pintaldi. A Ragusa non si è mai disputato un incontro di palla ovale e quindi la novità, in senso assoluto, non mancherà di richiamare un pubblico numeroso sugli spalti del vecchio stadio di via Archimede”.

Gli spettatori, in effetti, considerando il giorno feriale, non sono pochi (circa 300), la sconfitta, invece, è larga, ma i ragusani non ne fanno un dramma, troppa la differenza di livello tra le due compagini. L’importante è, almeno in quell’occasione, giocare contro una squadra per “capire l’effetto che fa”. E “l’effetto” è positivo.

(Brano tratto dal libro “Ragusa rugby, genesi di una passione” di Meno Occhipinti, Operaincerta editore, 2017)